L’11 maggio alle 11 a Palazzo Marino il premio a 11 “campioni” di solidarietà e legalità.Un riconoscimento a “campioni” di solidarietà, legalità e civismo: è il Premio Campione

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CITY ANGELS
l’11 maggio alle 11 a Palazzo Marino
il premio a 11 “campioni” di solidarietà e legalità
Un riconoscimento a “campioni” di solidarietà, legalità e civismo: è il Premio Campione, organizzato da Mario Furlan e dai City Angels e giunto alla ventiduesima edizione.
Dieci vincitori sono stati scelti da una giuria composta dai direttori di 21
prestigiose realtà dell’informazione italiana. Sono, in ordine alfabetico:
Affaritaliani.it, Ansa, Avvenire, Corriere della Sera, Famiglia Cristiana,
Fanpage, La Gazzetta dello Sport, Il Giornale, Il Giorno, Leggo, Libero,
Mediaset news, Meta (Facebook e Instagram), Metro, Milano Today, Milano
Tomorrow, Tg Regionale Rai, Radio Lombardia, La Repubblica, Upday,
Wikimedia. Un undicesimo vincitore è il “Campione della gente”, scelto online da decine di migliaia di clienti e follower di Coop Lombardia tra una rosa di 10 nomi.
Dopo due anni di sospensione dovuta alla pandemia ritorna poi il Premio
Campioncino, che viene attribuito alla scuola che più si è distinta per il suo
impegno sociale.
Questo “Oscar della bontà” consiste in una statuina che rappresenta un uomo con un grande cuore in mano. Lo sponsor dell’edizione 2023 è Yakult..
Conduce la cerimonia l’attrice e testimonial dei City Angels Rajae Bezzaz,
inviata di Striscia la Notizia, dove si occupa spesso di questioni relative
all’accoglienza e all’integrazione dei migranti.
All’inizio del Premio Renato Mannheimer illustrerà i risultati di un sondaggio tra gli italiani su chi sia, secondo loro, il personaggio che più fa del bene.
La cerimonia di consegna del Premio avrà luogo Giovedì 11 maggio alle ore 11 nella Sala Alessi di Palazzo Marino in piazza della Scala 1, alla presenza di varie Autorità istituzionali, tra cui la Presidente del Consiglio comunale, Elena Buscemi.
La Presidente dichiara: “È un piacere accogliere e premiare a Palazzo Marino i vincitori del Premio Campione, un riconoscimento importante alle tante cittadine e ai tanti cittadini che si sono spesi per la legalità e in azioni di solidarietà verso gli altri. Milano e il Paese sono grati a chi si prodiga
quotidianamente per il bene altrui, spesso lavorando silenziosamente e in
maniera disinteressata. Un ringraziamento anche ai City Angels, che sono un grande esempio di impegno civico e altruismo”.
Saranno inoltre presenti gli Assessori comunali Lamberto Bertolé (Welfare e salute), Arianna Censi (Mobilità) e Pierfrancesco Maran (Casa e piano
quartieri); il giudice della Corte penale internazionale e Sostituto Procuratore generale presso la Corte d’Appello Cuno Tarfusser; il Provveditore agli studi, Marco Bussetti.
Sul palco il nuovo Presidente onorario dell’Associazione, il docente
universitario e imprenditore digitale Andrea Rangone; la storica Madrina dei City Angels, Daniela Javarone; i filantropi Adolfo Vannucci e Luca Nunno; e alcuni testimonial dell’Associazione: i personaggi dello spettacolo, della musica, della televisione, della moda e dei social Enrico Beruschi, Alberto Camerini, Stefano Chiodaroli, Fede Asso, Marco Ferradini, Nino Formicola, Alberto Fortis, Tessa Gelisio, Ronnie Jones, Mario Lavezzi, Leonardo Manera,Alviero Martini, Edoardo Raspelli, Rosmy e Jo Squillo.
Il Premio gode del patrocinio di: Comune di Milano, Regione Lombardia, Città Metropolitana, Associazione Nazionale Magistrati, Agenzia delle Entrate, Ordine degli Avvocati, Comunità ebraica, Rotary Club, Lions Club,
Osservatorio Metropolitano di Milano.
I City Angels, volontari di strada d’emergenza, sono stati fondati a Milano nel 1994 da Mario Furlan, docente universitario di Motivazione e crescita
personale e fondatore del Wilding, l’autodifesa istintiva. Oggi sono presenti in 21 città italiane e in 3 città svizzere, con 600 volontari, di cui oltre il 50% donne.

www.cityangels.it www.premiocampione.it

 

Milano, maggio 2023
Per informazioni: City Angels – Sede centrale di Milano (Tel. 0226809435 –
info@cityangels.it)

I City Angels consegnano il Premio Campione 2023, uno degli 11 premiati è Matilde Leonardi

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Giovedì 11 maggio in Sala Alessi la cerimonia di consegna del riconoscimento a persone distintesi per solidarietà, legalità e civismo

Un riconoscimento a “campioni” di solidarietà, legalità e civismo, giunto alla 22ma edizione: è il Premio Campione, organizzato dai City Angels, volontari di strada d’emergenza, fondati a Milano nel 1994 da Mario Furlan, docente universitario di Motivazione e crescita personale e fondatore del Wilding, l’autodifesa istintiva. Oggi sono presenti in 21 città italiane e in 3 città svizzere, con 600 volontari, di cui oltre il 50% donne.

Dieci vincitori sono stati scelti da una giuria composta dai direttori di 20 prestigiose realtà dell’informazione italiana: Affaritaliani.it, Ansa, Avvenire, Corriere della Sera, Famiglia Cristiana, Fanpage, La Gazzetta dello Sport, Il Giornale, Il Giorno, Leggo, Libero, Mediaset news, Meta (Facebook e Instagram), Metro, Milano Today, Milano Tomorrow, Radio Lombardia, La Repubblica, Upday, Wikimedia. Un undicesimo vincitore è il “Campione della gente”, scelto online da clienti e follower di Coop Lombardia tra una rosa di 10 nomi.

Dopo due anni di sospensione dovuta alla pandemia ritorna poi il Premio Campioncino, attribuito alla scuola che più si è distinta per il suo impegno sociale. Questo “Oscar della bontà” consiste in una statuina che rappresenta un uomo con un grande cuore in mano.

La cerimonia di consegna avrà luogo giovedì 11 maggio alle 11 nella Sala Alessi di Palazzo Marino (piazza della Scala 1, Milano), alla presenza di varie autorità istituzionali: tra loro la presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi, gli assessori comunali Lamberto Bertolé (Welfare e salute), Marco Granelli (Sicurezza) e Pierfrancesco Maran (Casa e piano quartieri), il giudice della Corte penale internazionale e Sostituto Procuratore generale presso la Corte d’Appello Cuno Tarfusser, il provveditore agli Studi Marco Bussetti.

Condurrà la cerimonia l’attrice e testimonial dei City Angels Rajae Bezzaz, inviata di «Striscia la Notizia», dove si occupa spesso di questioni relative all’accoglienza e all’integrazione dei migranti. All’inizio del Premio Renato Mannheimer illustrerà i risultati di un sondaggio tra gli italiani su chi sia, secondo loro, il personaggio che più fa del bene.

Sul palco il nuovo presidente onorario dell’Associazione, il docente universitario e imprenditore digitale Andrea Rangone; la storica “Madrina” dei City Angels Daniela Javarone; i filantropi Adolfo Vannucci e Luca Nunno; e alcuni testimonial dell’Associazione (Enrico Beruschi, Alberto Camerini, Stefano Chiodaroli, Fede Asso, Marco Ferradini, Nino Formicola, Alberto Fortis, Tessa Gelisio, Ronnie Jones, Mario Lavezzi, Leonardo Manera, Alviero Martini, Edoardo Raspelli, Rosmy e Jo Squillo).

Il Premio gode del patrocinio di Comune di Milano, Regione Lombardia, Città Metropolitana, Associazione Nazionale Magistrati, Agenzia delle Entrate, Ordine degli Avvocati, Comunità ebraica, Rotary Club, Lions Club, Osservatorio Metropolitano di Milano.

Lo sponsor dell’edizione 2023 è Yakult.

I City Angels consegnano il Premio Campione

Neurology as a public health issue. “La mamma” of ICF

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I started my job  at WHO 32 yrs ago on 1st April, it has been the best joke life ever did to me!

In 1991 as Junior professional officer in charge of neurology I dreamed that neurology could become a public health issue and last year with #WHOiGAP it became! I report this on a Commentary that was just published on Lancet Neurology! https://www.thelancet.com/journals/laneur/article/PIIS1474-4422(23)00085-6/fulltext?rss=yes

In 1991, neurologist Matilde Leonardi was the medical officer at WHO who was in charge of the UN health agency’s efforts and output in neurology. Back then, her work mostly focused on epilepsy and, later on, the burden of neurological diseases. But throughout her time at WHO, she promoted neurology as a public health issue. When WHO announced the formation of a Brain Health Unit in 2019, Leonardi, now at Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta (Milan, Italy), was one of many people in the neurological community who welcomed it. “Finally! WHO had a Brain Health Unit”, she tells The Lancet Neurology. “For me, it was something to celebrate.”

 

 

 

 

 

 

 

 

And then since 1995, and till now,  I did with passion professionality and love ICF, the WHO Classification of Functioning, Disability and Health, and worked for it and for making the  biopsychosocial model of disability the global reference model for disability functioning and health.

I am worldwide called ‘la mamma’ of ICF and I love ❤️this!!

Thank you 1stApril #bestjokeever

In Ucraina a cercare di curare il presente e a parlare di futuro

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https://www.superando.it/2023/03/23/in-ucraina-a-cercare-di-curare-il-presente-e-a-parlare-di-futuro/

In Ucraina a cercare di curare il presente e a parlare di futuro

a cura di Patrizia De Santo-  SUPERANDO 23 marzo 2023

«Le persone con disabilità in Ucraina stanno rapidamente aumentando come conseguenza della guerra. So che abbiamo davanti una lunghissima strada per ricostruire il Paese ed è necessario continuare a collaborare con i colleghi per non farli mai sentire soli nella guerra che coraggiosamente affrontano, ma anche nei progetti che si fanno per il futuro delle persone con disabilità nel loro Paese, senza guerra…»: a dirlo è la dottoressa Matilde Leonardi, coordinatrice delle missioni umanitarie in Ucraina dell’Associazione Tesla Owners Italia il cui quarto viaggio si è concluso pochi giorni fa

Leopoli, marzo 2023, Tesla Owners Italia

Nei giorni scorsi davanti all’Ospedale Pediatrico di Leopoli in Ucraina, con le 106 uova di Pasqua portate dall’Associazione Tesla Owners Italia per i bambini malati

Si è conclusa il 19 marzo scorso la quarta missione umanitaria in Ucraina dell’Associazione Tesla Owners Italia, a distanza di un anno dalla prima dell’11 marzo 2022 e a poco più di un anno dallo scoppio del conflitto.
«Un anno dopo la nostra prima missione – commenta Luca Del Bo, presidente di Tesla Owners Italia -, un anno dopo il conflitto, speravamo tanto di non dover ritornare, ma siamo arrivati anche in questo viaggio a Leopoli con le auto elettriche strapiene di aiuti e con generi di conforto raccolti in Italia grazie alla magnifica catena di solidarietà. Tanti i medicinali e gli apparati medici destinati all’Ospedale Pediatrico di Leopoli e alla Federazione Medica Ucraina per gli ospedali dell’Est del Paese martoriato dalla guerra. E poi 106 uova di Pasqua, che saranno la sorpresa per i bambini malati dell’ospedale e dell’hospice pediatrico di Leopoli, insieme ad omogenizzati e ad altri alimenti per neonati. Nelle nostre spedizioni abbiamo consegnato di tutto, dai computer ai dispositivi elettrici. Il nostro desiderio è di aiutare in concreto».

«Qui la vita sembra scorrere in un’apparente normalità – prosegue Del Bo -, ma ovunque il pensiero della guerra è forte e continuo. Quando poi rientriamo in Italia, il nostro pensiero è sempre in Ucraina, con una nostalgia densa di ricordi e speranza. Torneremo ancora, sperando non ce ne sia bisogno. Il nostro ringraziamento va a chi ci ha supportato e ci supporta, dai soci volontari alle tante organizzazioni italiane che hanno realizzato  la raccolta di aiuti, al Seminario di Leopoli per l’ospitalità e per il supporto logistico. Un nome tra i tanti amici: grazie a Matilde Leonardi per il coordinamento».

Ed è proprio a Matilde Leonardi, direttrice della Neurology, Public Health, Disability Unit & Coma Research Centre all’Istituto Neurologico Besta di Milano, nonché coordinatrice di queste missioni in Ucraina, che cediamo la parola, per soffermarsi in particolare sulle situazioni legate alla disabilità.
«La situazione delle persone con disabilità è sempre complessa in emergenza come quelle legate a una guerra. Nello specifico, da quando è iniziata la guerra in Ucraina, a seguito dell’invasione russa, si può parlare della più grande crisi umanitaria in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale.
Prima della guerra, in Ucraina si contavano circa 2 milioni e 700.000 persone con disabilità e si stima che circa il 13% di coloro che sono dovuti scappare dal proprio Paese (11 milioni di profughi interni o esterni) avessero una disabilità.
Un anno di guerra ha colpito le persone con disabilità dell’Ucraina in maniera evidentissima, costringendole a fare i conti con barriere quali la mancanza di alloggi o di rifugi accessibili, di piani di evacuazione inclusivi, di corridoi umanitari. Una situazione ancora più preoccupante se si parla di persone quali gli adulti e i bambini con disabilità collocati in istituti. Infatti, in Ucraina, già prima della guerra, ancora moltissime persone con disabilità erano istituzionalizzate nei cosiddetti Internat (circa 220.000 persone di cui 80.000 bambini, secondo l’UNICEF), né ad oggi si hanno ancora notizie precise su ciò che è successo in particolare alle persone nelle zone occupate dai russi ad est del Paese.
Nei viaggi che ho fatto in Ucraina sin dal marzo 2022 la mia prima preoccupazione è stata di aiutare i colleghi che si occupavano di disabilità, in particolare l’amica Oksana Hdyrya, primaria di Riabilitazione Pediatrica all’Ospedale di Leopoli e responsabile della riabilitazione presso il Centro Dhzerelo. Quest’ultimo è uno dei centri per persone con disabilità più all’avanguardia dell’Ucraina, perché lavora appunto per la riabilitazione e, ove possibile, per l’inclusione sociale, l’autonomia e l’indipendenza delle persone che vi vengono seguite.
Dall’inizio della guerra il numero di persone con disabilità a Leopoli è aumentato e molti hanno trovato accoglienza proprio al Centro Dhzerelo, che ha garantito riabilitazione a quanti avevano dovuto fuggire, oltre a nuovi ausili, protesi e carrozzine a quanti li avevano persi durante la fuga dalle loro terre.
Con gli amici dell’Associazione Tesla Owners Italia, coordinati dal presidente Luca Del Bo, nei viaggi a Leopoli abbiamo portato sia all’Ospedale Pediatrico che a Dhzerelo materiali come farmaci, generatori, ma anche regali per i bambini o stampanti 3D per gli ausili.
Come detto poco sopra, il numero di persone con disabilità sta aumentando come conseguenza della guerra: a quanti già esistenti, infatti, si sommano le migliaia di veterani con danni fisici e psicologici (stimati in 50.000 al mese di febbraio scorso), oltreché tutti i feriti civili per i quali si deve prevedere sin da ora, anche se ancora in guerra, un cambiamento delle politiche ucraine di inclusione nella scuola, nel lavoro e nella vita sociale.
Anche di questo si parla nei nostri incontri a Leopoli, e l’amicizia che è nata si consolida in ogni viaggio, oltre appunto ad essere occasione di riflessioni e stimoli, sia per loro in Ucraina che per noi qui in Italia.
Occupandomi di disabilità, so che in Ucraina abbiamo davanti una lunghissima strada per ricostruire il Paese ed è necessario continuare a collaborare con i colleghi per non farli mai sentire soli nella guerra che coraggiosamente affrontano, ma anche nei progetti che si fanno per il futuro delle persone con disabilità nel loro paese, senza guerra…».

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma – Registro Stampa 7 febbraio 2023
Direttore Responsabile: Antonio Giuseppe Malafarina
Editore: FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
Segretario di redazione: Stefano Borgato

Le 3 sfide di Papa Francesco nella udienza per i membri della Pontificia Accademia per la Vita

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In occasione della Assemblea Annuale della Pontificia Accademia pro Vita nell’Aula del Concistoro in Vaticano, Papa Francesco ci ha rivolto un Discorso sviluppando tre sfide: “ …vorrei soffermarmi a riflettere con voi su tre sfide che ritengo importanti al riguardo:

(1) il cambiamento delle condizioni di vita dell’uomo nel mondo tecnologico;

(2) l’impatto delle nuove tecnologie sulla definizione stessa di “uomo” e di “relazione”, con particolare riferimento alla condizione dei soggetti più vulnerabili;

(3) il concetto di “conoscenza” e le conseguenze che ne derivano…”.

Del testo voglio sottolinearvi tre punti: (link al testo completo) 

§  “…È evidente che la forma tecnologica dell’esperienza umana sta diventando ogni giorno più pervasiva: nelle distinzioni tra “naturale” e “artificiale”, “biologico” e “tecnologico”, i criteri con cui discernere il proprio dell’umano e della tecnica diventano sempre più difficili. Perciò è importante una seria riflessione sul valore stesso dell’uomo. Occorre, in particolare, ribadire con decisione l’importanza del concetto di coscienza personale come esperienza relazionale, che non può prescindere né dalla corporeità né dalla cultura. In altre parole, nella rete delle relazioni, sia soggettive che comunitarie, la tecnologia non può soppiantare il contatto umano, il virtuale non può sostituire il reale e nemmeno i social l’ambito sociale…”

§  “…È paradossale, ad esempio, riferendosi a tecnologie di potenziamento delle funzioni biologiche di un soggetto, parlare di uomo «aumentato» se si dimentica che il corpo umano rinvia al bene integrale della persona e che dunque non può essere identificato con il solo organismo biologico. Un approccio sbagliato in questo campo finisce in realtà non con l’“aumentare”, ma con il “comprimere” l’uomo…”

§  “…di fronte a sfide attuali così articolate il compito che avete davanti è enorme. Si tratta di ripartire dalle esperienze che tutti condividiamo come esseri umani e di studiarle, assumendo le prospettive della complessità, del dialogo trans-disciplinare e della collaborazione tra soggetti diversi…”.

“Neuroethics, the essential partner of neuroscience to face the burden of brain disorders” by Matilde Leonardi

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Neuroethics, the essential partner of neuroscience to face the burden of brain disorders

According to the 2016 Global Burden of Disease (GBD) study, the top 25 causes of disability-adjusted life years, DALY, a summary measure of health accounting for mortality and healthy years of life lost to disability, include brain disorders such as depressive disorders, self-harm, Alzheimer’s disease, stroke and migraine (GBD2015 Collaborators, 2016). The brain is the most complex organ of the human being and represents one of the last truly great frontiers of science as it provides and controls virtually every function of the body including rational thinking, emotions, heartbeat, breathing, food and fluid intake, sex and the spectrum of disorders of the brain is large, covering hundreds of disorders that are listed in either the mental or neurological disorder chapters of the International Classification of Diseases ICD. Disorders of the brain have a high prevalence as well as short- and long-term impairments and disabilities are more complicated to analyze, diagnose and treat than other diseases (Morris et al. 2016). The early onset of most neuropsychiatric disorders, and their chronic or recurrent courses, makes this group of disorders the greatest contributor to disability, social and economic loss worldwide (Whiteford et al. 2013).

With an increase aging population, the prevalence of the most common neurological and psychiatric disorders will in fact dramatically increase and we have not found cures or means to delay or reduce their burden and economic impact, as well as the burden of care-givers and the loss of productivity and employment associated with this. Health economists have calculated that brain disorders may cost as much as 45% of the annual health budget of Europe, totaling around Euro 800 billion (Di Luca, Olesen 2014; Morris et al. 2016). From a position of relatively limited knowledge about the brain some 50 years ago, our basic understanding of the nervous system has expanded markedly since then. Indeed, basic and clinical neuroscientists have played a major part in this success story. The availability of astonishing new technologies, particularly over the last ten years, has greatly supported this development. Ethical questions related to the treatment of those who suffer from neurological and mental illness have been an issue since the beginning of medicine. Similarly, also the scientific investigation into the psychological and biological determinants of human behavior in morally relevant contexts has a long history. However, it was only with the rise of neuroscience as one of the leading scientific disciplines of the twenty-first century and the simultaneous development of new technology to investigate and control brain mechanisms that scientists, philosophers and bioethicists saw the need for a field of research and reflection they called neuroethics. Neuroethics is not just another branch of applied ethics. There are several reasons why this is true. For one thing, its scope is broader, encompassing not only concerns about the permissibility or advisability of using certain technologies to “read” minds, enhance capacities, or control behavior (all questions that are closely analogous to those pursued in bioethics) but also questions about what it means to be human, whether we have free will, the nature of knowledge and self-knowledge: questions that are more traditionally the terrain of philosophy rather than of applied ethics. For the other questions about acceptable degrees of risk, necessary levels of antecedent evidence before conducting human trials, consent capacity, and the tension between data sharing and privacy also have crucial importance in science. These issues can be more appropriate in the context of neuroscience research with novel neurotechnologies, as compared with other areas of biomedicine. For instance, concerns are heightened when considering acceptable degrees of risk for people receiving experimental deep brain stimulation to treat intractable mental illness, given that such interventions in the brain may affect the patient’s mind. In other instances, ethical issues beyond the scope of traditional bioethics may arise because the brain is the organ of the mind and, for many, is believed to be the seat of the self. For example, emphasizing a mechanistic explanation of brain function may conflict with societal conceptions of personhood, individuality, and free will. How do we think about interventions, drugs, or devices that change cognition or change personality or issues of cognitive enhancement, drugs and interventions that affect a person’s identity; brain privacy that is revealed by new neuroimaging techniques are among the challenging areas that neuroethics is exploring. Usually, the beginning of neuroethics as a discipline is regarded as linked to a series of interdisciplinary conferences bringing together neuroscientists, philosophers, policymakers and bioethicists that took place in several places in the UK and the USA (Roskies, 2002). In particular, the conference “Neuroethics: Mapping the Field” held on May 2002 in San Francisco received widespread attention and is considered one of the key milestones for the start of modern neuroethics research and resulted in a book, Neuroethics: Mapping the Field, edited by Steven J. Marcus and published by Dana Press (Farah Martha 2002).

However even though the rapid development of knowledge on the brain and the biology of the human mind made a systematic approach toward its ethical, legal, and social consequences exceptionally pressing since the end of last century, there is in any case evidence that the label “neuroethics” appeared in the contexts of neuroscience, medical ethics and philosophy of mind long before 2002 . (Roskies, 2002). This suggests that what is neuroethics today has historical progenitors in debates from very different disciplinary fields.

Neuroethics, as the International Society of Neuroethics defines is “the field that studies the implications of neuroscience for human self-understanding, ethics, and policy”. (https://www.neuroethicssociety.org/what-is-neuroethics). Neuroethics then is an essential partner to neuroscience, serving to anticipate and address ethical questions raised by neuroscience research, and to help guide the progress of the field. In our modern inter-connected world, international collaboration in neuroscience and neuroethics is essential to realize the transformative potential of understanding brain function, and to address the implications for human self-understanding and society through a cross-cultural lens. Neuroethics has emerged as an interdisciplinary endeavor methodologically connecting diverse scientific and philosophical approaches only in subsequence of the growing knowledge in neuroscience and the associated promise of linking the subjective and personal world of experience and thought to the objective world of scientific data. Because of this, neuroethics has to be considered as a developing research field and not as an established discipline with clearly defined goals and methods. Despite the growing organization of neuroethics by scientific journals and research organization, the need for neuroethics research has not yet translated into a corresponding global research infrastructure. Neuroethics was formed primarily inside the established structures of the biomedical sciences and bioethics and only to a much smaller extent in the traditional humanities and the social sciences. This characterization as an emerging field of research has made the demarcation of neuroethics from adjoining disciplines an important issue ever since the field’s official birth (Roskies, 2002; Cabrera, 2011; Levy, 2011).

 

Roskies distinguishes two branches of neuroethics, which she refers to as the ethics of neuroscience and the neuroscience of ethics. The ethics of neuroscience is neuroethics as applied ethics; it consists of ethical reflection on neuroscience, its practice, and the technologies to which it gives rise. The neuroscience of ethics is instead concerned with what the sciences of the mind can tell us about the nature of morality and morally relevant topics in philosophy. In its guise as the neuroscience of ethics, one of the topics of neuroethics is how intuitions are generated. What brain regions are involved and how do they function to bring the agent to think that a particular action is forbidden, permissible, or obligatory? One of the most interesting findings produced by this work is that not all intuitions are generated in precisely the same manner. Instead, different processes are involved in generating different intuitions. (Roskies, 2002). Neuroethics thus is not just another branch of applied ethics. There are several reasons why this is true. For one thing, its scope is broader, encompassing not only concerns about the permissibility or advisability of using certain technologies to “read” minds, enhance capacities, or control behavior (all questions that are closely analogous to those pursued in bioethics) but also questions about what it means to be human, whether we have free will, the nature of knowledge and of self-knowledge: questions that are more traditionally the terrain of philosophy broadly conceived, rather than of applied ethics.

In the bibliometric analysis performed by Leefmann and colleagues (Leefmann et al. 2016) they found three tightly interconnected groups of thematically strongly interrelated subject-categories that can be seen as mapping the three perspectives on neuroethics. The first is related to Brain stimulation, the treatment used for neurodegenerative disorders such as Parkinson’s disease and other neurodegenerative and psychiatric diseases. The second group is related to Enhancement, Psychopharmacology, and Addiction, issues that are frequently discussed in relation with each other and where the neuroethics discussion on cognitive enhancement is driven by phenomena such as the of off-label use of prescription drugs such as Ritalin and Prozac. Finally, the third group is quite broad and is including empirical and theoretical issues such as Moral Theory, Social and economic neuroscience, Philosophy of mind and consciousness and Neuroimaging. What the authors observe is that the more approaches to neuroethics are theoretical the more hardly they connect with categories relevant for health-care and technology-driven approaches to neuroethics. For example, in the areas of Brain Death and Severe Disorders of Consciousness they found that new theoretical approaches in moral theory and in philosophy of mind are well informed by neuroscience research and by case studies that reveal knowledge about a wide range of consciousness phenomena. However, this empirical knowledge does not yet interrelate with the topics of practical neuroethics. This suggests that knowledge-driven approaches to neuroethics are currently still not dominant in the field (Leefmann et al.2016).

Increasingly, national governments across the globe are prioritizing investments in neuroscience and this is also closely linked to the ageing of population and to the increasing burden of brain disorders worldwide. Engaging with the underlying values and ethical concerns that drive brain research across cultural and continental divides is critical to future research. Culture influences what kinds of science are supported and where science can be conducted through ethical frameworks and evaluations of risk. Out of the several international initiatives that closely link neuroscience to neuroethics research here we focus on the European Human Brain Project (HBP) and on the recent U.S. Brain Research through Advancing Innovative Neurotechnologies (BRAIN) Initiative. Both have the potential to support neuroethics and thus neuroscience research so as that jointly they help to increasingly fight the rising burden of brain disorders, although results will have to be evaluated in the years to come.

The Human Brain Project (HBP) is a multi-national European brain research initiative to advance neuroscience and medicine and to create brain-inspired information technology. The HBP is funded by the European Commission Directorate General for Communications Networks, Content, and Technology (DG CONNECT) in the framework of the EU’s Horizon 2020 research funding program and is one of the first two Future and Emerging Technologies (FET) Flagship projects. These were conceived to allow the EU to support larger, longer-term research efforts, with a view to generating significant innovation which would benefit citizens in Europe and further afield. Ethics and Society is part of the Human Brain Project’s research core. Through its social and philosophical research, public engagement and ethics support, it promotes Responsible Research and Innovation (RRI) practices within the HBP and helps to shape the direction of the HBP in ethically sound ways that serve the public interest. Ethics and Society’s research in the humanities is crucial for identifying and addressing the conceptual, social, ethical, legal and cultural implications and challenges raised by HBP research. The focus is on foresight, neuroethics and philosophy, public engagement, and researcher awareness. Ethics and Society also translate neuroethics research into practice by providing ethics support and implementing compliance programmes for the HBP (Amunts K. et al. 2016).

The U.S. Brain Research through Advancing Innovative Neurotechnologies (BRAIN) Initiative is an ambitious neuroscience research program that according to its founders aims to revolutionize the understanding of the human brain (Koroshetz et al., 2018). The National Institutes of Health (NIH) component of the Initiative is guided by BRAIN 2025: A Scientific Vision, a strategic plan developed with broad input from the scientific community (https://www.braininitiative.nih.gov/strategic-planning/brain-2025-report). While earlier approaches in neuroscience have often focused on the functioning of specific cell types or brain regions in isolation, BRAIN 2025 aims to foster innovation through investigating the dynamic interrelations of these varied components within circuits. BRAIN 2025 focuses on neural circuitry not only because of its critical role in brain function, but also because circuit dysfunction is the basis of the symptoms and disability in many neurological, mental, and substance use disorders. In many such disorders (including substance use and chronic pain), there is no evident brain pathology or lesion that can explain the grave disability experienced by afflicted persons. Progress in treatment for these conditions is likely to require a fuller understanding of the function of brain circuits. Even in the case of conditions such as stroke where discrete pathologies are known, treatment is limited by our abilities to monitor and precisely modulate brain circuit functions. Novel neurotechnologies may enable not only measurement of brain activity underlying thoughts and moods but also precise modulation of that activity, which will raise ethical, legal, and societal questions, including questions regarding how such interventions might affect autonomy, and who bears responsibility for such effects. (Bianchi 2018; Rommelfanger 2018). The BRAIN 2025 plan emphasizes accelerating technology development for neuroscience and applying these new tools and technologies to understand how dynamic patterns of activity in neural circuits are transformed into perception, emotion, cognition, and behavior in health and disease (Bianchi 2018).

To conclude as is for neuroscience, coordination across brain projects around the world in the space of neuroethics has the potential to strengthen our collective efforts through sharing lessons learned and best practices. Multinational partnerships invite new ideas and new approaches that may deepen our cross-cultural understanding of neuroscience advances and their ethical, legal, and social implications. This, in turn, maximizes the potential for international scientific collaboration and for increasing the benefits of neuroscience advances. Neuroethics is an essential partner to neuroscience, serving to anticipate and address ethical questions raised by neuroscience research, and to help guide the progress of the field. In our modern inter-connected world, international collaboration in neuroscience and neuroethics is essential to realize the transformative potential of understanding brain function, and to address the implications for human self-understanding and society through a cross-cultural lens. Partnering together neuroscience and neuroethics can contribute to the fight against the increasing burden of brain disorders.

Conflict of Interest

I have no conflict of interests and the opinions are of my own.

References

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