‘Papà ho sete’. Immagino abbia detto questo una delle sue figlie mentre tutta la famiglia scendeva le scale di corsa per andare nel rifugio mentre suonava l’allarme e bombe russe iniziavano a cadere sulle abitazioni del centro di Leopoli. ‘voi tre e la mamma continuate a scendere che torno su io a casa di corsa a prendere l’acqua in frigo e vi raggiungo giù’ è pericoloso ed è meglio se voi non rischiate. Immagino abbia detto mentre di corsa tornava nel loro appartamento. Il tempo di aprire la porta ed entrare. La bomba è caduta nella tromba delle scale uccidendo Eugenia sua moglie di 42 anni e le loro bellissima tre figlie di 21, 18, 7 anni.

È stato estratto dalle macerie e, nei primi video dei soccorsi, si vede che tutto sanguinante rientra tra le rovine del suo palazzo per cercare le sue donne. Un uomo con la t-shirt verde dell’esercito, che si saprà poi è uno psicologo, è tra quelli che lo hanno estratto e da allora non lo ha più lasciato un secondo. Non quando le hanno tirate fuori tutte quattro dilaniate dalla bomba.

E non oggi, in questa bellissima giornata di sole quando assieme a tutti gli scout, dato che tutte tre le ragazze erano scout e anche la mamma, assieme a tutti gli amici delle università, della scuola, della vita della comunità religiosa, tutta Leopoli si è riunita nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo per salutarle e affidarle a Dio.

Amici comuni miei e del padre mi hanno chiesto di andare a questo funerale. Penso sempre che i gradi di separazione da tragedie come morire per una bomba siano decine. Qui era meno di uno. Non ero estranea a questo dolore globale e straniante e non ero straniera a questa richiesta di consolazione divina per questo padre e marito ora solo un uomo. Un uomo solo. I girasoli erano centinaia e le donne nelle bare erano vestite di bianco con una coroncina di fiori sul capo biondo. Angeli affidati alla Madonna ha detto il Vescovo.

Il vento soffiava delicato quando sono state portate a spalla al cimitero, passando attraverso tutti gli amici schierati per l’ultimo passaggio. Per chi crede sono sicuramente angeli. Sono rimasta davanti alla Chiesa ad aspettare Padre Igor che ha concelebrato il funerale e con lui sono tornata in Università Cattolica a far lezione al nostro corso per formare Disability Managers in Ucraina. la vita va avanti. Non so come per questo uomo. 

Se mi hai letto sino a qui prega per lui, si chiama Yaroslav. Papà ho sete.