“One Brain, One Health”: un progetto per migliorare la salute del cervello-La Strategia Italiana per la Salute del cervello
Comunicati Commenti disabilitati su “One Brain, One Health”: un progetto per migliorare la salute del cervello-La Strategia Italiana per la Salute del cervelloCefalee, stroke, demenze, epilessia, depressione, oltre alle 1.400 malattie genetiche rare, affliggono milioni di persone e hanno una particolare rilevanza in Italia dove, con l’invecchiamento della popolazione, assistiamo a un aumento delle malattie neurologiche e mentali correlate all’età. Queste colpiscono oltre la metà della popolazione italiana e rappresentano la principale causa di disabilità e la seconda causa di mortalità e sono destinate ad aumentare con l’invecchiamento della popolazione. Per citare qualche esempio, nel nostro Paese, oltre 7 milioni di persone soffrono di emicrania, 12 milioni di disturbi del sonno e oltre 1.200 mila persone sono affette da demenza, di cui 720 mila da malattia di Alzheimer: 800 mila sono i pazienti con conseguenze invalidanti da ictus, patologia che ogni anno registra 180 mila nuovi casi, e 400 mila sono colpiti da Parkinson.
Per quanto riguarda la Salute Mentale, sono poco meno di un milione le persone con disturbi mentali assistite dai servizi specialistici nel corso del 2020, con una crescente percentuale di pazienti al di sopra dei 45 anni. Secondo diversi studi, un italiano su cinque soffre di almeno un disturbo psichico, in particolare ansia e depressione, un dato di prevalenza che supera quello della media europea. In aggiunta, il Covid-19 ha fatto da amplificatore delle problematiche legate alla salute del cervello, con un aumento stimato del 25% di depressione e ansia nel primo anno della pandemia, in particolare nelle fasce giovani, prima dei 18 anni.
In occasione della Settimana Mondiale del Cervello (11-17 marzo), la Società Italiana di Neurologia (SIN), nella prestigiosa sede della Biblioteca della Camera dei Deputati, ha lanciato la Campagna “One Brain, One Health”: strategia italiana per la Salute del Cervello 2024-2031, attraverso la quale intende implementare in Italia il Piano Globale di Azione per le malattie neurologiche voluto dall’OMS allo scopo di ridurre l’impatto di tutte le malattie del cervello. La Strategia prevede l’avvio di una alleanza che coinvolga tutti gli interlocutori nazionali su possibili interventi da realizzare negli ambiti della programmazione sanitaria, della prevenzione, della ricerca, della diagnosi, della cura, della riabilitazione e del sociale.
«Attraverso la Strategia Italiana per la Salute del Cervello, la SIN ha voluto dare al nostro Paese la possibilità di essere tra i primi ad adottare soluzioni concrete per valorizzare, promuovere e proteggere il cervello durante l’intero arco della vita e in tutte le fasce della popolazione», ha dichiarato il Professor Alessandro Padovani, Presidente Società Italiana di Neurologia. «Per affrontare questa sfida sono necessarie azioni che mirino a una maggiore consapevolezza, istruzione, ricerca, ma anche a nuovi approcci integrati di sanità pubblica e informazione della popolazione. La collaborazione tra coloro che si occupano dei diversi ambiti della neurologia, della psichiatria, della neuropsichiatria, della psicologia, della neuroriabilitazione. è un requisito irrinunciabile per migliorare l’efficacia degli interventi e diminuire l’impatto delle patologie neurologiche».
Perché il titolo “One Brain, One Health?” «One Brain esprime la necessità di ricomporre le diverse malattie del cervello, neurologiche e mentali, e che ogni persona, con il proprio cervello e la propria mente, è fortemente connessa con i cervelli e le menti della comunità. One Health si basa sul riconoscimento che la salute del cervello e delle persone, quella degli animali e dell’ecosistema sono legate, come si trattasse di un’unica salute, dove tutte sono strettamente collegate e interdipendenti. Durante l’evento sono stati presentati tre panel tematici: prevenzione, diagnosi, ricerca e cura delle patologie del cervello; un’alleanza tra i professionisti sanitari per la salute del cervello in un’ottica multidisciplinare; l’impatto sociale delle patologie del cervello, evidenziando il ruolo delle associazioni dei pazienti e del Terzo Settore, della famiglia e dei caregiver».
Per diffondere un nuovo approccio alla Salute del Cervello, la SIN desidera avviare un proficuo confronto con le cosiddette “6 P”: Pazienti (associazioni di pazienti e familiari); Professionisti sanitari, Providers (di servizi sociosanitari, terapie e tecnologie, pubblici e privati), Partners (società scientifiche, Università, Istituti di ricerca), Politici (decisori e finanziatori delle politiche pubbliche e istituzioni) e Popolazione generale.
Con l’aiuto della professoressa Matilde Leonardi, membro del Consiglio Direttivo della SIN e neurologa alla Fondazione IRCCS Besta dove dirige il Centro Collaboratore OMS, cerchiamo di focalizzare le problematiche neurologiche più frequenti nel sesso femminile e capire quali sono oggi gli approcci più efficaci.
Innanzitutto cosa si intende per Salute del Cervello?
«Il cervello viene considerato come un sistema complesso in relazione con l’ambiente fisico e sociale, dove le due componenti operano insieme e si influenzano reciprocamente. Salute del cervello non vuole dire solo assenza di malattia, ma implica avere stili di vita sani, fare attività fisica, avere un’alimentazione corretta, astenersi da alcol e fumo, evitare o controllare lo stress, prevenire problemi di salute, restare attivi da un punto di vista cognitivo, avere relazioni sociali. Questo si applica a qualunque persona, con o senza patologia».
Nel caso di patologie, possiamo focalizzare quelle che colpiscono maggiormente il sesso femminile?
«Sono tante le patologie neurologiche che colpiscono le donne. La neurologia al femminile è un tema che assume sempre più importanza con lo sviluppo della ricerca. Patologie come le cefalee colpiscono prevalentemente le donne, così come la Sclerosi Multipla. Con grande impatto in termini numerici e di sofferenze. In particolare queste malattie colpiscono le donne in età fertile e nel pieno dell’attività lavorativa, con gravi ripercussioni sulla vita privata e di relazione».
Qual è l’approccio delle donne nei confronti di queste malattie?
«In genere le donne sono più attente in termini di prevenzione. Avendo però molti ruoli, si nota una difficoltà verso l’autocura, in quanto la donna è più proiettata a comportarsi da caregiver verso gli altri e spesso si cura meno. Forse nella prevenzione sono più attente e confidiamo che le donne con la Campagna “One Brain, One Health” per la Salute del Cervello siano portatrici del messaggio che non è importante essere senza malattia ma, malgrado la malattia, riuscire a mantenere una salute del cervello che è fatta di relazioni, connessioni con gli altri. La malattia al femminile è anche un modo di leggere meglio una patologia, come quella del cervello, in cui spesso le donne sono caregiver e spesso hanno invece difficoltà a trovare caregiver per se stesse».
Considerando le malattie più invalidanti, come l’Alzheimer, ci sono nuovi approcci, nuove terapie?
«Non ci sono ancora vere e proprie terapie che portano alla guarigione e in particolare si registra una scarsa sperimentazione di nuovi farmaci, soprattutto di genere. Anche nella neurologia si rileva una carenza di studi specifici sui farmaci testati per le donne. Spesso vengono addirittura escluse dagli studi di fase uno e questo comporta difficoltà nell’utilizzo dei farmaci che non sono stati sperimentati sulle donne».
Ci sono malattie neurologiche per le quali esistono nuove cure?
«Direi soprattutto per le cefalee, di cui soffrono tantissime donne, sia quelle di natura muscolo-tensiva che le emicranie vere e proprie che provocano gravi limitazioni, soprattutto sul lavoro, con assenteismo frequente. Tra questi nuovi farmaci citerei gli anticorpi monoclonali, che possono servire anche a scopo preventivo. Vorrei poi precisare che nel nostro Istituto Besta di Milano stiamo applicando, in associazione ai farmaci, dei protocolli di cure comportamentali, come la mindfulness, una tecnica di rilassamento per gestire il tempo qui e ora, imparando a respirare, a trovare un ritmo, per favorire la concentrazione, e abbiamo constatato un netto miglioramento delle performances del cervello nel controllo dell’emicrania che riduce gli episodi di almeno il 30%».
Anche l’insonnia, di cui ricorre il 15 marzo la Giornata mondiale, è un problema che interessa molto le donne?
«Certamente. Questo disturbo coinvolge circa 2 milioni di italiani, in particolare le donne, e viene peggiorato dall’abitudine di guardare i social fino a notte inoltrata. Per questo è fondamentale l’igiene del sonno, eliminando le cattive abitudini e migliorando le terapie in queste pazienti, evitando gli abusi di certi farmaci».
Un ultimo commento sulla Campagna “One Brain, One Health”, presentata dalla Società di Neurologia alla Camera dei Deputati.
«Questa iniziativa vuole confermare l’idea che non si può ragionare al di fuori dei contesti in cui viviamo. Non si può curare il cervello, ma le persone nel contesto in cui vivono, in interazione con l’ambiente. Si possono infatti migliorare quei fattori ambientali che al contrario potrebbero peggiorare la disabilità delle persone. Parlerei quindi di un approccio globale e su questo ci atterremo a quelli che sono i punti fissati dall’OMS da qui al 2031, cercando di agire sulla prevenzione, lavorando su temi di ricerca, promuovendo tavoli di dialogo, cercando di parlare insieme sulle malattie del cervello che sono neurologiche, mentali, psichiatriche, con il supporto di tutti gli specialisti, le istituzioni e le associazioni che se ne occupano».
di Paola Trombetta
Direttrice responsabile
www.donnainsalute.it
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