Intervista Vanity Fair/7 Leonardi.vanityfair

Quali sono i paletti etici che sempre, tutte le prossime generazioni dovrebbero rispettare?

«Non parlerei di “paletti” ma di stella polare del comportamento umano e questa deve essere il rispetto della persona in quanto persona umana, in qualunque stadio clinico o condizione di salute sia, questa è la base di qualunque altro principio etico. Il punto di riferimento etico su cui si deve basare ogni uomo, oggi e sempre, è che la persone non ha valore perché ha delle qualità, ma ha valore in quanto essere umano, malgrado la malattia, la disabilità, la menomazione. La “Teoria del malgrado”, sviluppata dal filosofo Pessina, costituisce la base etica di una società che riconosca il valore delle persone in quanto persone. Non perché malate, ma malgrado la malattia».

La formazione di un medico quanto prevede anche una formazione di carattere etico? È ancora così, anche in una società così “funzionale” come la nostra?

«In Italia ancora siamo molto carenti rispetto a una formazione umanistica, e quindi anche a una formazione di carattere etico, negli studi di medicina e, in generale, negli studi. Lo sviluppo tecnologico è tale che essere impreparati non paga, anzi fa danni. Credo si debbano studiare assolutamente i temi critici della nostra professione: il fine vita, l’accanimento terapeutico, la maternità surrogata, le cure palliative, la sfida che l’economia pone alla sanità, e che questo studio lo si debba fare nella calma che solo la formazione universitaria, pre o post laurea, può dare. Le affermazioni fatte, così come le decisioni prese, nell’emergenza spesso mancano dell’elemento essenziale: il pensiero. Avere una formazione etica oggi vuol dire aver avuto il privilegio di pensare alle cose, non di dover solo agire in preda a una urgenza clinica, politica, mediatica».